Edizione 2010: L’antica mulattiera

ANDARE PER FERMARSI AD ASCOLTARE

manifesto-festa-2010In uno scenario  di in dubbia bellezza si è svolta l’ottava edizione delle Radici della Memoria: Viaggio nella Tradizione. Il suono della piccola campana della Chiesa del borgo Pantano ha richiamano di buon’ ora i fedeli, aprendo ufficialmente i festeggiamenti. Le emozioni della mattinata hanno avuto culmine nelle celebrazioni religiose, che hanno celebrato una devozione antica con riti di grande effetto legati al culto di S. Maria delle Grazie. La manifestazione è ripresa in tarda serata con la partenza da Villaggio Rapano, dove il gruppo di musica popolare diretto da Enzo Paci ha accompagnato i partecipanti, precedentemente muniti di lampade ecologiche, nel suggestivo percorso: un incontro tra musica e festosità, in un cammino lento, che ha creato un magico equilibrio fino all’arrivo a Borgo Pantano. Giunti all’ingresso del borgo, il gruppo musicale si è interrotto per dare spazio alle musiche classiche di Lemmes, D’Orguè, Battman, Morceaux, eseguite all’harmonium da Roberto Timpanelli per accompagnare i viaggiatori fin dall’accesso al borgo. Le strade di Pantano sono state illuminate da fasci di luce creati ad arte da Davide Bisazza per esaltarne gli scorci più caratteristici. La serata di festa quindi ha preso avvio, con un antico e molto gradito rinfresco, rigorosamente di prodotti locali, tutti preparati dalla Cooperativa agro-zootecnica “La Valle del Conte”,  di Benedetto Saija. Tra un passaggio musicale e un’ ode alla luna recitate dal gruppo popolare di Orazio Carnazzo ed Enzo Paci, la serata ha offerto anche l’occasione di osservare in un angolo appartato le costellazioni celesti, grazie al telescopio messo a disposizione dall’astrofisico Ernesto Amato,  che ha consentito l’osservazione in un cielo buio e limpido dei pianeti e delle stelle. Anche quest’anno quindi  il  borgo del silenzio e della luce per una sera ha riaperto le sue porte, ha ripreso a raccontare le sue storie perché, come diceva Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Edizione 2009: Acqua, terra e fuoco

Acqua, terra e fuoco: l’argilla al servizio dell’arte

manifesto-festa-2009La manifestazione culturale “Le Radici della Memoria”, alla sua settima edizione, propone nella mattinata del 2 luglio, nella magica atmosfera del borgo Pantano di Rometta, un viaggio artistico-scientifico attorno al mondo dell’argilla. L’argilla ha un sapore biblico, è il punto intermedio fra Dio e l’uomo, tra l’immortalità e la vita. Un tempo questo mestiere rispondeva alle esigenze della vita quotidiana: conservare, cuocere, trasportare bevande, liquidi e alimenti. La manifestazione, che trae origine dalla festa della Madonna delle Grazie che si celebra da sempre il due di luglio nell’omonima Chiesetta del villaggio, intende rivisitare un’attività del passato proiettandola nel presente, alla scoperta di un’antica manualità attraverso la “tecnologia” più antica del mondo. Il programma prevede inoltre le consuete celebrazioni religiose. Nel corso della mattinata si terranno due S. Messe celebrate rispettivamente dal Parroco Frà Giuseppe Gulli e da Don Giovanni Scimone, Direttore dell’Ufficio Diocesano edilizia di culto. Entrambe le funzioni saranno accompagnate dal Chorus Stella Maris di Milazzo del maestro Giuseppe Del Bono, coadiuvato al nuovo harmonium della Chiesa di Pantano da Roberto Timpanelli. Contemporaneamente avrà luogo il laboratorio scientifico sull ‘Archeometria, lo studio dei reperti archeologici finalizzato a una migliore conoscenza e classificazione dei manufatti argillosi per risalire alla storia e alle attività del borgo, a cura del Dr. Gaetano Ortolano del  Dipartimento di Scienze Geologiche dell’ Università di Catania, e il laboratorio artistico di tecniche di manipolazione applicate all’argilla, curato dal maestro Silvia Villalba. L’iniziativa anche quest’anno propone attività volte alla rivisitazione di tradizioni produttive e di vita sociale: così facendo coloro che maggiormente ricordano “com’era il paese” riescono a trasferire nelle giovani generazioni una sorta di orgogliosa appartenenza al borgo e al proprio territorio.