Senza tempo

Radici – di Francesco Guccini

La casa sul confine della sera oscura e silenziosa se ne sta

respiri un’aria limpida e leggera e senti voci forse di altra età.

La casa sul confine dei ricordi, la stessa sempre, come tu la sai

e tu ricerchi là le tue radici se vuoi capire l’anima che hai.

Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te

come il fiume che ti passa attorno

tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei

lentamente, giorno dopo giorno

ed io l’ultimo ti chiedo se conosci in me qualche segno, qualche traccia di ogni vita

o se solamente io ricerco in te risposta ad ogni cosa non capita.

Ma è inutile cercare le parole, la pietra antica non emette suono

o parla come il mondo e come il sole, parole troppo grandi per un uomo.

E te li senti dentro quei legami: i riti antichi e i miti del passato,

e te li senti dentro come mani, ma non comprendi più il significato.

Ma che senso esiste in ciò che è nato dentro ai muri tuoi?

Tutto è morto e nessuno ha mai saputo,

o solamente non ha senso chiedersi:

io più mi chiedo e meno ho conosciuto.

Ed io l’ultimo ti chiedo se così sarà per un altro dopo che vorrà capire,

e se l’altro dopo qui troverà il solito silenzio senza fine.

La casa è come un punto di memoria le tue radici danno la saggezza

e proprio questa è forse la risposta e provi un grande senso di dolcezza

10 febbraio 2011

Documenti rintracciati nelle antiche case del Borgo

Anno 1848, è riportato un riepilogo delle spese per le S. Messe celebrate.

messe celebrate

2 luglio 1947, giorno della Festa di S. Maria delle Grazie, riepilogo delle spese sostenute.

festa madonna

La Poesia composta tra il 1947 e il 1950. Il compositore esalta le caratteristiche della frazione di Rapano, tenendo in serbo particolari considerazioni sul borgo Pantano.

poesia 1
poesia 2
poesia 3

A Rapanu

E’ beddu lu villaggiu di Rapanu
Chi sedi supra nu munti an facci o mari
La terra vi pruduci assai ranu
E porta puru chini li ficari

È bello il villaggio di Rapano
Che stà sui monti di fronte al mare
La terra produce molto frumento
E pure abbondanza di fichi

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A sudda crisci assai rigugliusa
E duci veni u fenu pi nimali
A carni di lu crastu è sapurusa
E comu u meli è chidda di maiali

La sulla cresce molto rigogliosa
E dolce viene il fieno per gli animali
La carne dell’ ariete è saporita
E come il miele è quella dei maiali

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E’ quasi girasolu tuttu u vinu
E avi lu sapuri du muscatu
Magari si si percia a San Martinu
Si po’ chiamari vinu imbuttigghiatu

E’ color girasole tutto il vino
Ed ha il sapore del moscato
Anche se si spilla a S.Martino
Si può chiamare vino imbottigliato

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Produci puru a terra stuppadeddi
E bavalaci ianchi in quantitati
Su duci assai fritti te padeddi
E su gustusi puru chi patati

Produce la terra anche le lumache
Quelle bianche in grande quantità
Sono molto dolci fritte nelle padelle
E sono gustose anche con le patate

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I pira chi si scippunu maturi
Ta li cuntrati beddi di Rapanu
iannu na ducizza e nu sapuri
Chi mancu l’hannu i duci i Marturanu

Le pere si raccolgono mature
In tutte le contrade di Rapano
Sono dolci e saporite
Più dei dolci di martorana

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Rapanu teni puru lu primatu
Di passuli mintuti ta prania
Iò dicu chi ta tuttu lu mircatu
Na qualitati a stissa non ci sia

Rapano tiene pure il primato
Delle olive  nei cesti di vimini
Io dico che in tutto il mercato
Non esiste una qualità migliore

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Bunazza è la genti  di Rapanu
E tò villaggiu regna l’armunia
Lu stissu si po’ diri dù Pantanu
Chi forma cu Rapanu nà badia

Buona è la gente di Rapano
Nel villaggio regna l’armonia
Lo stesso si può dire di Pantano
Che forma con Rapano una badia

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Nà sti Villaggi infatti nun truvati
Invidiusi e mancu mala genti
Tra iddi sunnu tantu affiatati
Cà mancu si sariunu parenti

In questi villaggi non trovate
Né invidiosi né brutta gente
Tra di loro sono molto affiatati
Meglio ancora dei parenti

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Curtisi sunnu assà chi furisteri
E ginurusi non si sapi quantu
Si mustrunu cu tutti amici veri
E su divoti assai cu lu so Santu

Molto cortesi sono con i forestieri
E generosi all’inverosimile
Con tutti si mostrano  veri amici
E sono molto devoti al loro Santo

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Te tempi di la fami e caristia
Annava assai genti pi Rapanu
E nuddu infatti iddà riscinnia
Senza  purtari orzu oppure ranu

Nei tempi della fame e della carestia
Molta gente andava a Rapano
E nessuno di là ritornava
Senza portare orzo o grano

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Pantanu puru si distinsi assai
Te tempi chi la fami si vinnia
Livoi tanta genti di li guai
Cànnava unni iddi e ci ciancia

Pantano pure si distingueva
Nei tempi in cui c’era molta fame
Ha tolto tanta gente dai guai
Che andava da loro a piangere

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Sta puisia scrissi e Rapanoti
Picchi cittai assai lu favuri
Di fica chi ci dastu a Scacciddoti
Pi Sant’Antonio nostru Prutitturi.

Questa poesia ho scritto agli abitanti di rapano
Perché ho molto accettato il favore
dei fichi regalati agli abitanti di Scarcelli
Per la festa di S. Antonio nostro protettore

Giuseppe Gangemi

21 agosto 2010

Riflessioni sul 2 Luglio.

– Un racconto;
– Una poesia.

«In principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e Dio era la Parola…». Così Giovanni dà l’incipit al suo vangelo, la Parola, dunque, è nata (o meglio, è da sempre stata) assieme a Dio e non dopo, poiché essa stessa è Dio. Ma cosa è la Parola? Nella tradizione cattolica essa è Yeshua, Gesù di Nazareth, il figlio del Dio e Dio allo stesso tempo. Noi condividiamo la tradizione, ma crediamo anche che esistano altre interpretazioni ugualmente condivisibili, complementari e non alternative, altrimenti l’evangelista avrebbe semplicemente scritto Iesous e non Logos. Il Logos è il ragionamento logico, il senso delle cose, la ragione discernitrice, ma anche la parola, il dialogo, che rende possibile la comprensione e l’avvicinamento a Dio. E del resto Yeshua, che è il Dio fattosi Uomo, è proprio l’anello di congiunzione, la mediazione tra il divino e l’umano. Ed è proprio questa mediazione con Dio che rende la religione cristiana diversa da tutte le altre. Sbagliano coloro che pensano che si possa arrivare a Dio ignorando il Logos, l’avvicinamento al divino è sempre il frutto di un lungo e sofferto viaggio interiore, un viaggio non solamente spirituale (soprattutto nel senso vago ed incerto che ha finito per avere quest’ aggettivo nell’uso comune) ma razionale, che in piena libertà – e non potrebbe essere altrimenti – si compie verso il Dio e dunque verso il logos, dipanamento logico di tutte le cose. È questo il punto d’arrivo che ci permette non solo la tolleranza e l’accettazione, ma perfino la condivisione dell’altro. Non c’è dubbio che per trovare il proprio cammino bisogna conoscere le proprie radici. È necessario conoscere le proprie origini per sapere dove andare (unde venis? quo vadis?). Le antiche feste popolari che accompagnano nel Mediterraneo le più importanti ricorrenze religiose, che spesso vengono banalizzate e semplicisticamente catalogate come “folclore”, hanno significati antropologici profondissimi. È per questo che Maria Cannuli, fondatrice di Incanti & Memorie, ha fortemente voluto “Le radici della memoria”. Ha voluto che assieme alla messa del 2 luglio tornasse la “festa”, elemento culturale inscindibile dalla funzione religiosa, come il Logos dal Dio. È la festa che ci consente il ritorno alle nostre origini, che risveglia i ricordi infantili, facendo rivivere semel in anno un mondo che non esiste più, un’armonia tra l’Uomo e l’Uomo, tra l’Uomo e la Natura (la Grande Madre, nutrice e dispensatrice di vita, la Madonna delle Grazie) e, infine, tra l’Uomo e il Cosmo (il Dio che è e si manifesta in tutte le cose). Un’armonia, questa, che oggi si dissolve tra le reti telematiche, tra i tralicci dell’alta tensione, tra il caos e le regole delle nostre città post-moderne. Incanti & Memorie, in ricordo di Maria Cannuli, nella piena condivisione e nel rispetto delle sue idee e della sua volontà, ogni anno – con enormi sforzi – si adopera per mantenere viva la tradizione, in quanto è soprattutto sostenendo gli ideali e le idee di chi non c’è più che si contribuisce a mantenere vivo il loro ricordo. Così facendo, ancorandoci allo spazio e viaggiando nel tempo (la quarta dimensione einsteiniana), crediamo di poter riscoprire e alimentare una rete energetica, che non è quella radioattiva dei cellulari, ma quella dell’Uomo e della Terra, di cui la vita è figlia. È solo per questo, per affetto verso chi non è più tra noi che Incanti & Memorie vuole continuare a sostenere questa iniziativa in questo giorno dell’anno. E del resto non potrebbe essere altrimenti, visto il carattere totalmente libero della manifestazione.

Prof. Alessandro Arangio