Grande successo di pubblico per la sua nona edizione de “Le Radici della Memoria”, con l’evento culturale “Il sabato del Villaggio” che si è aperto con due celebrazioni religiose molto partecipate, nonostante la calura estiva, che hanno scandito il programma religioso mattutino.
Nella serata, l’elemento conduttore di questa edizione è stata la danza, con la compagnia “Danzataranta” di Margherita Badalà. La danza che prima ancora di essere arte è vita: è questo il suo valore di matrice culturale. E in questo contesto ha coinvolto nel ballo i numerosissimi visitatori che hanno raggiunto il borgo. Nella società arcaica la danza era essenziale come espressione della religiosità, il suo esistere come forma di contatto con l’ignoto, con le leggi sovrumane che regolano i cicli naturali: è il linguaggio usato dall’uomo primitivo per esprimere l’irrazionale, il trascendente.
E in questo contesto, a Borgo Pantano si è fermato il tempo… rinnegando la civiltà occidentale, fondata su una cultura razionalista, matematizzante, volta al progresso scientifico e all’evoluzione della tecnica, la danza ha avuto la funzione di comunicare agli altri ciò che sfugge a quella strutturazione artificiale della realtà che l’uomo moderno si è costruito per potersi illudere di dominare l’ambiente che lo circonda.
A corredo delle esibizioni artistiche, una profonda riflessione sia sul senso della festa, dei momenti di svago e dei loro reconditi significati ma anche e sopratutto delle radici storiche del luogo, è stata tenuta dall’architetto Filippo De Blasio Di Palizzi che ha affascinato e coinvolto con il suo racconto pieno anche di piccoli misteri.
Infine, come di consueto, è molto apprezzato, è stato allestito un rinfresco a simboleggiare il valore dell’ ospitalità, uno stile di vita ormai in disuso, un vissuto autentico delle nostre piccole comunità.