Riflessioni sul 2 Luglio.
– Un racconto;
– Una poesia.
«In principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e Dio era la Parola…». Così Giovanni dà l’incipit al suo vangelo, la Parola, dunque, è nata (o meglio, è da sempre stata) assieme a Dio e non dopo, poiché essa stessa è Dio. Ma cosa è la Parola? Nella tradizione cattolica essa è Yeshua, Gesù di Nazareth, il figlio del Dio e Dio allo stesso tempo. Noi condividiamo la tradizione, ma crediamo anche che esistano altre interpretazioni ugualmente condivisibili, complementari e non alternative, altrimenti l’evangelista avrebbe semplicemente scritto Iesous e non Logos. Il Logos è il ragionamento logico, il senso delle cose, la ragione discernitrice, ma anche la parola, il dialogo, che rende possibile la comprensione e l’avvicinamento a Dio. E del resto Yeshua, che è il Dio fattosi Uomo, è proprio l’anello di congiunzione, la mediazione tra il divino e l’umano. Ed è proprio questa mediazione con Dio che rende la religione cristiana diversa da tutte le altre. Sbagliano coloro che pensano che si possa arrivare a Dio ignorando il Logos, l’avvicinamento al divino è sempre il frutto di un lungo e sofferto viaggio interiore, un viaggio non solamente spirituale (soprattutto nel senso vago ed incerto che ha finito per avere quest’ aggettivo nell’uso comune) ma razionale, che in piena libertà – e non potrebbe essere altrimenti – si compie verso il Dio e dunque verso il logos, dipanamento logico di tutte le cose. È questo il punto d’arrivo che ci permette non solo la tolleranza e l’accettazione, ma perfino la condivisione dell’altro. Non c’è dubbio che per trovare il proprio cammino bisogna conoscere le proprie radici. È necessario conoscere le proprie origini per sapere dove andare (unde venis? quo vadis?). Le antiche feste popolari che accompagnano nel Mediterraneo le più importanti ricorrenze religiose, che spesso vengono banalizzate e semplicisticamente catalogate come “folclore”, hanno significati antropologici profondissimi. È per questo che Maria Cannuli, fondatrice di Incanti & Memorie, ha fortemente voluto “Le radici della memoria”. Ha voluto che assieme alla messa del 2 luglio tornasse la “festa”, elemento culturale inscindibile dalla funzione religiosa, come il Logos dal Dio. È la festa che ci consente il ritorno alle nostre origini, che risveglia i ricordi infantili, facendo rivivere semel in anno un mondo che non esiste più, un’armonia tra l’Uomo e l’Uomo, tra l’Uomo e la Natura (la Grande Madre, nutrice e dispensatrice di vita, la Madonna delle Grazie) e, infine, tra l’Uomo e il Cosmo (il Dio che è e si manifesta in tutte le cose). Un’armonia, questa, che oggi si dissolve tra le reti telematiche, tra i tralicci dell’alta tensione, tra il caos e le regole delle nostre città post-moderne. Incanti & Memorie, in ricordo di Maria Cannuli, nella piena condivisione e nel rispetto delle sue idee e della sua volontà, ogni anno – con enormi sforzi – si adopera per mantenere viva la tradizione, in quanto è soprattutto sostenendo gli ideali e le idee di chi non c’è più che si contribuisce a mantenere vivo il loro ricordo. Così facendo, ancorandoci allo spazio e viaggiando nel tempo (la quarta dimensione einsteiniana), crediamo di poter riscoprire e alimentare una rete energetica, che non è quella radioattiva dei cellulari, ma quella dell’Uomo e della Terra, di cui la vita è figlia. È solo per questo, per affetto verso chi non è più tra noi che Incanti & Memorie vuole continuare a sostenere questa iniziativa in questo giorno dell’anno. E del resto non potrebbe essere altrimenti, visto il carattere totalmente libero della manifestazione.
Prof. Alessandro Arangio